3/24/2020 UN MESSAGGIO DI SPERANZA DA UNA GIOVANE.Questa bellissima riflessione di una mia paziente di 18 anni all'articolo de La Repubblica "la prima cosa bella" trasmette un messaggio di speranza che ritengo utile condividere. Non cediamo mai alla negatività e al pessimismo.
« Commento articolo da “La Repubblica”. di S.F. Nel mio piccolo ho sempre immaginato come sarebbe potuto essere vivere in prima persona un’epidemia, vista la mia passione per la cinematografia apocalittica e post-apocalittica, ma mai avrei pensato che quel giorno sarebbe arrivato cosi presto e che le mie aspettative potessero rivelarsi cosi errate. Sin dall’inizio della diffusione del coronavirus in Italia, da quando i casi erano meno di una decina, ho provato una profonda paura che mi ha portata a sconvolgere radicalmente il mio stile di vita quotidiano; prima è iniziato con il lavarsi sempre più spesso le mani, poi sono arrivati gli obblighi di distanza ed infine la reclusione autoinflitta. Il virus è entrato da un giorno all’altro nelle nostre vite, nelle nostre case e nei nostri pensieri mutando il modo di essere di ognuno di noi in senso radicale ma non immediato: quante volte ci capita ancora oggi, a quasi due settimane dall’inizio della quarantena, di vedere persone irresponsabili che passeggiano tranquillamente per la città ormai deserta? Fortunatamente è maggiore il numero di coloro che posseggono un minimo di buonsenso e che scelgono di stare a casa sia per amor proprio ma anche per il prossimo; queste piccole ma significative azioni sono ciò che mi sta strappando tanti piccoli sorrisi ogni giorno, quando guardando i social si vedono monumenti da tutto il mondo tinti con il tricolore, video di persone che cantano dal proprio terrazzo l’inno d’Italia, raccolte fondi per aiutare gli ospedali sovraffollati e i singoli aiuti che si offrono i vicini di casa per far passare il tempo. Solidarietà, sarà la parola con cui ricorderò questi mesi bui del 2020, non con “paura”, “virus” o “quarantena”; sarà confortante poter raccontare di come tutta l’Italia si sia stretta in un caloroso abbraccio, del patriottismo che ne è risultato e della gioia nel sapere che presto avremmo potuto rivedere i nostri cari. In un mondo così digitale si era perso il valore del contatto umano, di un abbraccio o di un bacio mentre adesso che ne siamo inevitabilmente privati ne sentiamo la mancanza; siamo così spinti ad aggrapparci ai bei ricordi, alle canzoni che ci rammentano di coloro che vorremo con noi in questo momento e al pensiero fisso che presto torneremo a stare insieme, più di prima, con più amore e consapevolezza. Non è più un “sto a casa per proteggere me stesso” ma un “sto a casa per proteggere gli altri” e penso sia la più bella risposta che si possa dare in un periodo così inusuale e, per certi versi, spaventoso. L’attesa è la parte peggiore della quarantena, non sai quanto ancora possa durare e non hai la possibilità di stare con chi vorresti davvero; però, oltre ad essere necessaria per contrastare la diffusione del virus, diventa anche un’opportunità di riflessione e un invito a riprendere tutte quelle attività interrotte per i vari impegni che obbligatoriamente sono saltati. Si cercano modi per distrarsi, far passare il tempo più in fretta e distanziarsi dai brutti pensieri che può comportare una reclusione forzata; ed è vero che nei momenti più duri le persone diventano più buone, lo vediamo ogni giorno e lo percepiamo quando ci sentiamo finalmente parte di quella società che per molto tempo non abbiamo mai compreso, quando con gioia partecipiamo ai flash mob dalle finestre di casa nostra e ogni qualvolta in cui ci facciamo prendere dalla malinconia in mancanza di qualcuno. La quarantena per me si sta rivelando una dura sfida, la voglia di uscire è tanta ma è più forte la consapevolezza che ogni mio sacrificio fatto oggi sarà ripagato dai miei amici nel momento in cui potremo tornare ad abbracciarci di nuovo nell’indomani.» Questo periodo di quarantena da Covid non è e non deve essere visto come "tempo sprecato" o "improduttivo".
E' possibile vivere questo periodo di clausura investendo al meglio il tempo, ad esempio ascoltando noi stessi, riscoprendo cosa è veramente importante, riscoprendo le relazioni con i nostri cari. Questa situazione ha portato anche del bene all'umanità, abbiamo momentaneamente abbandonato una vita frenetica che puntava a massimizzare il profitto a discapito di altre cose in realtà più importanti. Molti di noi puntavano alla massima efficienza come persone (sul lavoro, a scuola, nello sport), le priorità della vita erano altre e spesso ci si dimenticava di noi stessi e di quello che realmente volevamo. Adesso, invece, siamo costretti a volgere lo sguardo verso ciò che è essenziale e veramente importante. Certo non si può negare che le emozioni che accompagnano queste giornate sono di ansia e di paura, ed è umano e normale che sia così. Prima di questa situazione avevamo la nostra vita, coi suoi problemi certo, ma comunque sotto controllo. Avevamo progetti di vita, programmi, propositi e improvvisamente tutto è stato stravolto, ma soprattutto abbiamo perso "l'illusione del controllo" sulla nostra vita. Va bene avere paura, va bene essere preoccupati, è naturale, questa situazione provoca stress ed è un peso emotivo sulle menti di tutti noi. Non è sano, invece, lasciarsi sopraffare da questi carichi emotivi. Molte persone soffrono di insonnia, pressione alta, difficoltà a concentrarsi, a provare motivazioni, ansia e depressione situazionale. Cerchiamo allora di seguire buone pratiche di alleggerimento del carico emotivo legato a questa situazione. Cosa non dobbiamo fare? Non sovraesporsi al clamore mediatico (evitare di fare ricerche compulsive su contagi, vaccini, evitare di seguire le notizie sui social, non fare abbuffate di notizie); non seguire compulsivamente quotidianamente i numeri di infetti e morti per Covid; non condividere informazioni non verificate alla fonte e comunque non condividere link allarmanti; non contribuire alla diffusione dello stress e del panico. Cosa dobbiamo fare? Informarsi solo mediante i canali ufficiali o testate autorevoli e limitatamente nel tempo; condividere link positivi e di speranza; aiutare a diffondere la calma; guardare canali che non trasmettano in continuazione notizie; ascoltare musica energizzante e positiva; parlare di altro con le persone evitando l'argomento Covid (che già impregna abbondantemente la nostra quotidianità); essere creativi (rispolverare giochi da tavolo, leggere libri, riprendere in mano strumenti musicali o di disegno/pittura, seguire ricette culinarie, ordinare la cena a domicilio e apparecchiare la tavola come fossi al ristorante o in un giorno di festa); cerca di tenere alto il tuo spirito e quello della tua famiglia. Se lavori da casa lavati e vestiti come se stessi andando a lavoro, lo stesso per i tuoi figli, vestili come se stessero andando a scuola. Non passare troppo tempo sul divano o a letto e cerca di fare attività fisica e preferibilmente anche un po di yoga, fisico e meditativo (è possibile fare molti esercizi anche a casa, esistono tanti video tutorial su YouTube). Tentare a tutti i costi di sopprimere le preoccupazioni o sottovalutare il problema è sbagliato, ma lo è anche farsi sopraffare da esso. Come sempre accade, la giusta via è nel mezzo. Bisogna essere vigili e consapevoli in modo lucido e razionale. Come gestire le emozioni e l'ansia?
IL SEGRETO È MANTENERE SEMPRE UN PENSIERO POSITIVO, CREATIVO E PROPOSITIVO. 3/10/2020 Bellissima riflessione dello psicologo Morelli che condivido pienamente. Invito tutti alla lettura.“Credo che il cosmo abbia il suo modo di riequilibrare le cose e le sue leggi, quando queste vengono stravolte. Il momento che stiamo vivendo, pieno di anomalie e paradossi, fa pensare... In una fase in cui il cambiamento climatico causato dai disastri ambientali è arrivato a livelli preoccupanti, la Cina in primis e tanti paesi a seguire, sono costretti al blocco; l'economia collassa, ma l'inquinamento scende in maniera considerevole. L'aria migliora; si usa la mascherina, ma si respira... In un momento storico in cui certe ideologie e politiche discriminatorie, con forti richiami ad un passato meschino, si stanno riattivando in tutto il mondo, arriva un virus che ci fa sperimentare che, in un attimo, possiamo diventare i discriminati, i segregati, quelli bloccati alla frontiera, quelli che portano le malattie. Anche se non ne abbiamo colpa. Anche se siamo bianchi, occidentali e viaggiamo in business class. In una società fondata sulla produttività e sul consumo, in cui tutti corriamo 14 ore al giorno dietro a non si sa bene cosa, senza sabati nè domeniche, senza più rossi del calendario, da un momento all'altro, arriva lo stop. Fermi, a casa, giorni e giorni. A fare i conti con un tempo di cui abbiamo perso il valore, se non è misurabile in compenso, in denaro. Sappiamo ancora cosa farcene? In una fase in cui la crescita dei propri figli è, per forza di cose, delegata spesso a figure ed istituzioni altre, il virus chiude le scuole e costringe a trovare soluzioni alternative, a rimettere insieme mamme e papà con i propri bimbi. Ci costringe a rifare famiglia. In una dimensione in cui le relazioni, la comunicazione, la socialità sono giocate prevalentemente nel "non-spazio" del virtuale, del social network, dandoci l'illusione della vicinanza, il virus ci toglie quella vera di vicinanza, quella reale: che nessuno si tocchi, niente baci, niente abbracci, a distanza, nel freddo del non-contatto. Quanto abbiamo dato per scontato questi gesti ed il loro significato? In una fase sociale in cui pensare al proprio orto è diventata la regola, il virus ci manda un messaggio chiaro: l'unico modo per uscirne è la reciprocità, il senso di appartenenza, la comunita, il sentire di essere parte di qualcosa di più grande di cui prendersi cura e che si può prendere cura di noi. La responsabilità condivisa, il sentire che dalle tue azioni dipendono le sorti non solo tue, ma di tutti quelli che ti circondano. E che tu dipendi da loro. Allora, se smettiamo di fare la caccia alle streghe, di domandarci di chi è la colpa o perché è accaduto tutto questo, ma ci domandiamo cosa possiamo imparare da questo, credo che abbiamo tutti molto su cui riflettere ed impegnarci. Perchè col cosmo e le sue leggi, evidentemente, siamo in debito spinto. Ce lo sta spiegando il virus, a caro prezzo." (Cit. F. MORELLI) |
Anna Rita Mancini
Psicologa e psicoterapeuta a orientamento psicodinamico integrato con tecniche cognitive e tratte dalla Schema Therapy. Esperta in psicodiagnostica, orientamento e formazione. Dal 2007 mi occupo di supporto psicologico e psicoterapeutico per adulti e minori in età scolare, sia in materia di problematiche relazionali, affettive (di coppia, genitori-figli, sociali, ecc.), difficoltà di gestione dei conflitti personali e interpersonali, elaborazione di traumi legati a perdite affettive, educazione e genitorialità a 360 gradi, tema quest'ultimo sul quale ho tenuto corsi di formazione per le scuole pubbliche primarie e secondarie. Da diversi anni, inoltre, offro orientamento e supporto a coppie in fase di separazione e/o bisognose di un accompagnamento psicologico durante il periodo della difficile elaborazione decisionale. Archivi
Febbraio 2023
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