Significato Coming Out: L'espressione ormai universalmente nota "coming out" viene usata per indicare la decisione di dichiarare apertamente e pubblicamente il proprio "orientamento sessuale" o la propria "identità di genere" (il riconoscersi come persona nell'altro sesso, opposto a quello di appartenenza fisica ed anatomica, ovvero l'identità di genere psichica non corrispondente a quella fisica). In questo articolo mi voglio soffermare solo sul Coming Out degli adolescenti relativamente al loro orientamento sessuale, diverso da quello socialmente e culturalmente riconosciuto a livello universale e accettato, ovvero l'eterosessualità. Premetto che ci sono vari orientamenti sessuali diversi da quello etero, ma ne scriverò a parte. Dalla consapevolezza alla dichiarazione. Nella nostra società, in passato come oggi, l'eterosessualità (attrazione tra sessi opposti) viene considerata "normale" mentre "l'omosessualità", intesa come "inclinazione erotica verso soggetti del proprio sesso", è considerata "diversità". Per questo, come viene spiegato bene nel film "love Simon", è difficile per una persona, soprattutto se adolescente, riconoscere prima di tutto con se stessa "coming out interiore" e poi dichiarare pubblicamente, "fare coming out", la propria omosessualità. La persona vive questo processo con una forte emotività e un forte stress, in parte perchè si trova a dover mettere in discussione se stessa, ma soprattutto perché la nostra società tende a contrastare ed etichettare in modo negativo tutto ciò che non rientra nei canoni socialmente condivisi, come l'omossesualità. Una volta che la persona ha preso atto dell'impossibilità di cambiare il proprio orientamento sessuale, ovvero ha passato la fase dell'accettazione "coming out interiore", si trova nella difficile posizione di dove decidere se dichiararsi o meno alla società "fare coming out". Trama film. "Tuo, Simon" (titolo originale "Love, Simon") è un film del 2018 distribuito da 20th Century Fox. Il film è l'adattamento cinematografico del romanzo "Non so chi sei, ma io sono qui" di Becky Albertalli distribuito in Italia da Mondadori. Il protagonista, un ragazzo di 17 anni, Simon, vive con la sua famiglia e frequenta l'ultimo anno del liceo. Trascorre il suo tempo libero con 3 cari amici a cui però non ha rivelato l'aver realizzato di essere gay. Simon conosce on-line un misterioso ragazzo gay di cui si innamora e con cui comincia una corrispondenza, cercando di capire chi è realmente dato che il ragazzo frequenta i suoi stessi ambienti e la sua scuola. Un giorno però Simon utilizza il PC della classe per scrivere la sua e-mail allo sconosciuto, ma chiude frettolosamente il PC e se ne va. Un suo compagno di classe usa il computer dopo di lui e legge la mail di Simon, di cui fa degli screenshot che utilizza per ricattarlo. All'inizio Simon cede ai ricatti, ma poi, data la pressione psicologica subita, decide di fare coming out con la sua migliore amica, per nulla sorpresa della rivelazione. Alla fine il ricattatore renderà pubblica l'omossesualità di Simon il quale si troverà abbandonato dai suoi amici che sono in realtà arrabbiati con lui per non essersi confidato. Successivamente Simon ammette di essere gay anche con i suoi genitori i quali, soprattutto il padre, rimangono colpiti. A scuola Simon diventa il bersaglio di derisioni e atti di bullismo da parte dei compagni, sino a quando deciderà di scusarsi con gli amici per il suo comportamento e farà pubblicamente acting out. Il vissuto emotivo dei gay. Come risaputo l’adolescenza è il momento in cui il desiderio sessuale e l’attrazione emotiva si fanno più intensi. Ma se per un eterosessuale questo processo è vissuto come normale, come fa vedere il film, per l’adolescente gay il desiderio, tipico dell'adolescenza, di esporsi e dichiararsi viene vissuto in maniera ambivalente, poichè l’inibizione data dal contesto socioculturale impone sentimenti di vergogna e spinge a tenere il segreto e vivere nella vergogna. Così, oltre ai cambiamenti fisici e psicologici tipici di questa difficile età, chi generalmente è attratto dallo stesso sesso di appartenenza sperimenta amplificati sentimenti di diversità, i quali hanno origine a causa della cultura di appartenenza che è fortemente condizionante. Consigli per i genitori. Cosa bisogna dunque fare e come ci si dovrebbe comportare quando un figlio/a adolescente dichiara di essere gay? Prima di tutto bisogna essere il più empatici possibile, mettersi nei loro panni, cercare di capire le difficoltà cui stanno andando incontro, le difficoltà che incontreranno coi i loro pari e il contesto sociale stigmatizzante. Non bisogna considerare una tragedia la dichiarazione, perchè la paura di non essere accettati per quello che sono, di deludere i genitori e la famiglia, di essere sbagliati, è l'emozione più difficile per loro da gestire e hanno bisogno del supporto almeno della famiglia. Occorre sottolineare e far sentire ai figli che li si ama indipendentemente dal loro orientamento o identità sessuale, in fondo rimangono gli stessi figli che si è amato sino ad allora, come mostrato anche nel film "love,Simon". È importante non fare distinzioni tra fratelli/sorelle e stabilire regole valide per tutti i propri figli. Ad esempio, se la regola della casa è quella di permettere ai figli etero di ospitare per la notte i fidanzati, bisogna applicare la stessa regola ai figli gay. Oppure, se si permette ai figli etero di portare i fidanzati alle feste di famiglia, occorre dare lo stesso diritto e sostegno ai figli gay. Bisogna ulteriormente proteggere i propri figli dagli stigmi sociali. Sebbene ci sia più tolleranza oggi viviamo ancora in un mondo in cui i giovani LGBT(acronimo italiano usato sin dagli anni 90 per indicare: Lesbica, Gay, Bisessuale e Transgender) affrontano molte minacce, come mostrato anche nel film. Per questo motivo bisogna assicurarsi che i propri figli siano al sicuro nei loro vari ambiti di vita: scuola, sport e interessi. L'aiuto psicologico. Se è utile per i figli omosessuali superare eventuali difficoltà legate all'omosessualità, li dobbiamo orientare verso un esperto terapeuta che possa aiutarli. Se invece è utile per i genitori lavorare per accettare la dichiarazione del figlio, esistono gruppi di auto-aiuto o di condivisione delle problematiche, o può essere utile per loro fare un percorso di sostegno psicologico. Come terapeuta negli anni mi sono trovata a gestire con gli adolesenti sia la fase di dichiarazione, incoraggiamento all'acting out, sia la fase di supporto psicologico di adolescenti, maschi e femmine, che hanno sperimentato il loro orientamento omosessuale. I problemi più ricorrenti che questi ragazzi hanno spermentato dopo "l'acting out" in famiglia sono stati: non accettazione da parte dei genitori del loro orientamento sessuale; sentimenti di vergogna stimolati dai familiari; cercare di far cambiare idea ai figli, etc. Spesso venivano paragonati in modo negativo rispetto ai loro fratelli e sorelle, lamentavano di veder svanire il sogno di diventare nonni, specie con i figli maschi, o in generale di non poter vedere soddisfatte le loro aspettative, ponendo in questo modo un ulteriore fardello sulle spalle del figlio. Altri genitori non permettevano ai fidanzati di restare a dormire a casa loro, neanche in un altro letto o un'altra camera. Chiedevano ai figli di non farsi vedere in pubblico in atteggiamenti romantici per il senso di vergogna provato. Conclusione. Per questi e altri motivi è importante che il genitore sia alleato e non un ulteriore problema per il figlio che già deve elaborare con una crisi ancora più forte la sua adolescenza e sessualità. 1.Cos'è il Parent Training? Si tratta di un "intervento psicoterapeutico" di matrice cognitivo comportamentale che ha l’obiettivo di "coinvolgere i genitori nel programma riabilitativo e terapeutico intrapreso dai figli". Gli incontri di Parent Training sono condotti da uno psicologo-psicoterapeuta che, partendo da situazioni di vita quotidiana riferite dai genitori, fornisce "strumenti utili alla gestione dello stress e delle problematiche presentate". Nello specifico, questo intevento permette di lavorare sul bambino e sull'adolescente attraverso il "rapporto di consulenza e orientamento formativo con i genitori". Ovvero, sono i genitori che si rivolgono al terapeuta per un percorso "psicoeducativo", diventando il mezzo attraverso cui, con la guida del terapeuta, si arriva ad ottenere i cambiamenti nei comportamenti disfunzionali dei figli. L’approccio terapeutico con i minori per i "Disturbi dell’età evolutiva" è sucuramente efficace, ma presenta dei limiti. Non sempre i risultati raggiunti in terapia col bambino si estendono anche nei suoi ambiti di vita: famiglia, scuola, contesti relazionali e sportivi. Per questo motivo si rivela spesso utile trasferire anche in questi contesti le strategie che si sono dimostrate utili in ambito clinico. Qui entra in gioco il Parent Training attraverso "programmi strutturati" nei quali una parte del lavoro viene svolta dai genitori in casa, sotto la supervisione del terapeuta. Questi programmi prevedono che il terapeuta aiuti i genitori a svolgere "osservazioni sistematiche" (strutturate e specifiche) dei figli, per aiutarli ad individuare ed utilizzare strumenti di intervento più efficaci nella relazione con loro. 2. Quali sono i vantaggi del parent training? Il Parent Training mira a: migliorare la relazione e la comunicazione tra genitori e figli; aumentare la capacità di "analisi oggettiva" dei problemi educativi che possono insorgere; aumentare la consapevolezza dello "sviluppo psicologico" dei figli; utilizzare metodi educativi più efficaci. Obiettivo finale di un programma di Parent Training ben strutturato e gestito aiuta a rendere la vita familiare e i problemi educativi facilmente gestibili e non più fonte di problemi e di stress. Numerose ricerche hanno evidenziato l’importanza dello "stile genitoriale, delle abitudini familiari e delle interazioni genitore-figlio" sullo sviluppo cognitivo, emotivo e comportamentale del bambino. Per questo la famiglia costituisce una risorsa importante da cui attingere per il trattamento dei comportamenti disfunzionali dei bambini e per la promozione di comportamenti più funzionali. I comportamenti dei bambini spesso tendono ad essere interpretati erroneamente da parte dei genitori, per cui la reazione manifestata dai genitori potrebbe non essere quella più adatta e potrebbe attivare una catena di "comportamenti problema" sempre più crescente. Una maggiore "consapevolezza di queste dinamiche", ad opera della lettura fornita dal terapeuta, permette al genitore di effettuare un’interpretazione alternativa dei comportamenti e delle emozioni del bambino e di rispondere perciò in modo più efficace alle sue richieste. 3.Come è strutturato il programma di Parent Training e quando è utile? Il programma è suddiviso in due macroaree: "momento informativo" in cui si illustrano le caratteristiche del funzionamento cognitivo e comportamentale del bambino e si favorisce la conoscenza del disturbo che presenta; "momento formativo" che prevede sia la "definizione dei comportamenti problema" che la ricerca delle "strategie" utili a promuovere il cambiamento. Il Parent Training diventa fondamentale per tutti i problemi comportamentali in età evolutiva quali: il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD); il Disturbo Oppositivo-Provocatorio; il Disturbo della Condotta; il Disturbo dello spettro autistico; ecc. Risulta efficace anche in assenza di specifici disturbi, nell’insegnamento di "strategie da applicare nella quotidianità" in ogni fase critica della crescita e dello sviluppo emotivo dei figli. In questo modo il genitore si percepisce meno inadeguato e ciò riduce anche lo stress personale e familiare. 4. Due modelli di realizzazione.
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Anna Rita Mancini
Psicologa e psicoterapeuta a orientamento psicodinamico integrato con tecniche cognitive e tratte dalla Schema Therapy. Esperta in psicodiagnostica, orientamento e formazione. Dal 2007 mi occupo di supporto psicologico e psicoterapeutico per adulti e minori in età scolare, sia in materia di problematiche relazionali, affettive (di coppia, genitori-figli, sociali, ecc.), difficoltà di gestione dei conflitti personali e interpersonali, elaborazione di traumi legati a perdite affettive, educazione e genitorialità a 360 gradi, tema quest'ultimo sul quale ho tenuto corsi di formazione per le scuole pubbliche primarie e secondarie. Da diversi anni, inoltre, offro orientamento e supporto a coppie in fase di separazione e/o bisognose di un accompagnamento psicologico durante il periodo della difficile elaborazione decisionale. Archivi
Febbraio 2023
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