Introduzione sulla Pet Therapy. La pet therapy è una forma di terapia in cui si lavora "sull’espressione delle emozioni". Il terapeuta che la applica utilizza alcuni animali (quali cani, cavalli, delfini e gatti) al fine di aiutare il paziente a migliorare nelle "aree emotive, sociali e comportamentali". La "comunicazione verbale" che il terapeuta utilizza durante le sessioni è finalizzata ad aiutare il paziente ad esternare i pensieri, le emozioni e la sofferenza che, attraverso la condivisione tra lui e l'animale, sperimenta. Negli anni ’60 lo "psichiatra infantile Boris Levinson" è stato il primo a coniare il termine “Pet Therapy”, attribuendogli anche valore scientifico. Oggi la "Pet Therapy" in Italia viene riconosciuta come utilizzabile per la cura di anziani e bambini. In realtà l’addomesticamento degli animali da parte dell’uomo ha origini molto antiche, ma solo all’inizio del XX secolo si è capita l'mportanza degli animali nel produrre "effetti positivi e terapeutici" nella psiche umana ed in alcune patologie fisiche. 1.Trama film. Hachiko è un film del 2009, remake del film giapponese del 1987, basato sulla "storia vera" del cane giapponese Hachiko. Parker Wilson è un professore di musica che fa il pendolare per andare e tornare dal lavoro. Una sera, arrivando in stazione, trova un cucciolo di akita smarrito e decide di portarlo a casa per accudirlo, in attesa che il padrone venga a reclamarlo. La moglie è inizialmente contraria a tenere il cucciolo, ma vedendo il "legame d'affetto" che il cucciolo e suo marito hanno subito instaurato, decide di ricredersi. Parker viene in seguito a sapere che gli "Akita" sono cani piuttosto particolari, in grado di sviluppare con il proprio padrone un legame molto più forte di quello che può nascere in cani di altre razze. Il cane col tempo lega profondamente con il padrone, al punto che arriva ad accompagnarlo ogni mattina alla stazione per poi tornarvi alle cinque del pomeriggio, orario in cui solitamente il professore rientra dal lavoro, per accoglierlo. Una mattina Parker si reca al lavoro come al solito, ma durante una lezione in aula è colto da un malore e muore. Il cane, come ogni giorno, si reca alla stazione all'orario in cui solitamente il suo padrone arrivava, ma non vedendolo decide di aspettarlo, finchè il genero di Parker lo va a prendere e lo riporta a casa. La figlia di Parker e suo marito decidono di tenere il cane a casa loro, ma alla prima occasione il cane scappa e ritorna alla stazione. Capendo che non c'è modo di impedirgli di scappare per recarsi in stazione tutti i giorni, decidono di lasciarlo libero di fare quello che vuole. Così Hachiko continua a recarsi ogni giorno alla stazione, attendendo invano l'arrivo di Parker, e con il passare del tempo viene notato dai pendolari, ferrovieri e negozianti locali, che lo nutrono e se ne prendono cura. Dopo 10 anni Hachiko è ormai vecchio e malconcio ma continua a farsi vedere in stazione in attesa di Parker. Il tempo continua a scorrere e un giorno Hachiko guarda la porta della stazione, stanco e ormai in procinto di morire. Nei suoi ultimi istanti rivede la sua vita con Parker, prima di esalare l'ultimo respiro e in una commovente scena finale, cane e padrone si incontrano nuovamente nel mondo ultraterreno. 2.Sul legame tra animale e padrone, dalla letteratura alle filmografie. Storie vere come questa sono state raccontate in altri film e letterature. Dalla storia vera di "Greyfriars Bobby" (un cane di razza terrier) divenuto famoso nel diciannovesimo secolo ad Edimburgo, Scozia, per aver passato quattordici anni della sua vita davanti alla tomba del padrone, fino alla propria morte. In onore del quale è stata eretta una statua nel centro della città ed è stato girato un film nel 1961. Al più recente "A spasso con Bob", titolo originale "A Street Cat Named Bob", dove James Bowen, autore del libro da cui è poi stato realizzato successivamente il film nel 2016, ci racconta come una gatto trovato per strada da lui adottato gli ha completamente cambiato la vita, aiutandolo a liberarsi dalla dipenza da droghe e a regolamentare la sua vita. Ma anche la fiction ha spesso riportato l'importanza del legame tra uomo e animale, da Lassie, a Balto, Free Willy, Flipper il delfino, "War Horse" che è un tributo ai tanti cavalli morti in guerra. 3.Benifici di chi possiede un animale di compagnia. E' scientificamente provato oggi che possedere una animale domestico produce effetti positivi sia a livello di salute fisica che mentale. E' stato provato che un animale in casa "riduce il rischio di infarti e ictus" e che chi possiede un animale domestico visita il dottore meno rispetto a chi ne è privo. Inoltre, alcuni animali possono portare nelle nostre case una serie di batteri che "rafforzano il nostro sistema immunitario" e può inibire lo sviluppo di allergie nel corso della vita. Un aspetto particolarmente importante per i bambini, la presenza di un cane o gatto durante la crescita riducono la possibilità di sviluppare "asma" . Per quanto riguarda invece il benessere psicologico, è stato provato che interagire col proprio animale domestico riduce lo "stress", abbassa i battiti cardiaci e "aumenta il livello di ossitocina", l’ormone dell’amore e della felicità. Uno studio, infine, dimostra che dormire in compagnia di un amico a quattro zampe "migliora la qualità del sonno". Io stessa consiglio ai miei pazienti, per i figli, o agli anziani, o a coloro che risentono negativamente dell'uscita dei figli dal nucleo familiare, o si ritrovano separati o vedovi, ma anche ai giovani adulti che vanno a vivere da soli e alle giovani coppie, di adottare un animale domestico. L'animale non solo diventa compagno di vita, spesso un membro di famiglia, ma è anche un "antistress, un antidepressivo e anti ansia", qualcuno con cui parlare o semlicemente che ci consola attraverso le coccole, spesso agisce anche da "collante" tra i membri della famiglia e le coppie. Conclusioni. E' ormai scientificamente provato che chi ha in casa un pet (animali domestici o addomesticati) vive meglio, è più sereno e le liti domestiche diminuiscono parecchio. In Italia non si è ancora giunti ad una regolamentazione chiara e unica, di fatto la pet therapy non viene riconosciuta come "terapia", e quindi nella maggior parte dei casi non esistono finanziamenti degli enti sanitari pubblici, anche se vengono portate avanti dalle onlus associazioni di volontariato. Resta il fatto però che possedere un animale aiuta le persone a vivere meglio, spesso anche solo quella passeggiata di 30 minuti col cane, per non parlare di chi ha la fortuna di possedere un cavallo e poter andare a spasso in mezzo alla natura, aiuta a scaricare stress e tensioni, in modo più salutare di una sigaretta o di un bicchiere o due di alcolici. Provate a fare un bagno coi delfini per capire cosa vuole dire. 1.Il Disturbo Borderline di Personalità. Tale Disturbo è una "patologia psicologica" caratterizzata da una forte "instabilità affettiva ed emotiva", "incapacità di controllo degli impulsi", frequenti "difficoltà nelle relazioni" interpersonali e "un'immagine di sé distorta e negativa". L'individuo avverte la sofferenza, riconosce le proprie difficoltà, ma non riesce a controllarle o ritiene che non dipendono da lui. "L'impulsività" è comune nei Borderline, "dall'autolesionismo" alle varie forme di "dipendenze" (alcool, droghe, gioco d'azzardo, rapporti sessuali frequenti, casuali e non protetti, abbuffate alimentari, guida spericolata e ricerca del brivido, spendere oltre le proprie possibilità, shopping compulsivo, etc.). I pazienti con Disturbo Borderline di Personalità tendono inconsapevolmente a sabotare la propria vita e i propri successi, per esempio possono lasciare gli studi poco prima del diploma o della laurea, cambiano continuamente lavoro, tendono a rovinare ogni relazione, d'amore, d'amicizia, coi familiari e tra colleghi, e anche col terapeuta. Possono essere presenti "pensieri paranoici" e a volte sintomi di tipo psicotico (ad es. allucinazioni), in genere scatenati da forti stress o più spesso dalla paura dell'abbandono. Questi sintomi sono però temporanei e di solito non abbastanza gravi da essere considerati un disturbo a sè. Nei casi gravi si rileva una "forte compromissione del funzionamento sociale" unita a "condotte autolesive" e "comportamenti suicidari e parasuicidari". 2.Psicoterapia: trattamento indispensabile, ma difficile. Proprio perchè il paziente con Disturbo Borderline di Personalità tende a sentirsi abbandonato o trascurato - per esempio diventa furioso quando qualcuno importante per lui ha pochi minuti di ritardo o annulla un impegno, perchè è spaventato e pensa che questo abbandono significhi che "è stato cattivo" (pensiero irrazionale) - è frequente che si verifichi il "drop-out", ovvero abbandono della terapia. In genere non si tratta di un vero drop-out, ma più di un "tira e molla", così come avviene in tutte le sue relazioni. Si allontana e abbandona la relazione quando è arrabbiato, per poi tornare quando si sente solo e fragile. Il borderline teme l'abbandono, non vuole e non riesce a stare da solo, però il suo cambiare continuamente e drammaticamente l'idea che ha degli altri lo porta suo malgrado a far scappare tutti e a ritrovarsi da solo. Può idealizzare un potenziale caregiver o amante nelle prime fasi del rapporto, come anche il terapeuta, pretende di spendere molto tempo insieme a lui, diventando possessivo ed estremamente geloso, per poi improvvisamente sentire che la persona non si preoccupa abbastanza restandone così deluso e scappando dalla relazione. Proprio questo passaggio dall'idealizzazione alla svalutazione riflette il modo di pensare in "bianco e nero", "bene e male" tipico del borderline. 3.Sulla Schema Therapy. La Schema Therapy è stata sviluppata da Jeffrey Young che nello specifico affronta il trattamento Borderline di Personalità in una parte del testo professionale: Jeffrey E. Young, Janet S. Klosko e Marjorie E. Weishaar (2007) Schema therapy. La terapia cognitivo-comportamentale integrata per i disturbi della personalità, Erickson. Young ha sviluppato la Schema Therapy con l’obiettivo di superare i limiti della CBT tradizionale (terapia cognitivo comportamentale), integrando tecniche di diverse scuole ha ottenuto un modello terapeutico maggiormente efficace nel trattamento dei disturbi di personalità, tra cui quello Borderline. Il "punto centrale della Schema Therapy" è che ogni essere umano, fin dall’infanzia, ha dei "bisogni forndamentali" che devono essere soddisfatti, se questo non avviene la persona svilupperà una serie di "Schemi Maladattivi" e di "Mode Disfunzionali" che non le permetteranno di vivere una vita soddisfacente in piena aromia con se stesso e con gli altri. "L'efficacia del trattamento tramite Schema Therapy" deriva dal fatto che "integra elementi di terapia cognitiva comportamentale, della Gestalt, della psicoanalisi, della teoria dell’attaccamento, della psicoterapia costruttivista, della psicoterapia focalizzata sulle emozioni", in un unico modello. "Obiettivo terapeutico della Schema Therapy" è quello di "rendere consapevole il paziente dell’esistenza e del funzionamento dei suoi Schemi e Mode", al fine di aiutarlo a trovare "Strategie di Coping" più efficaci per soddisfare i suoi bisogni frustrati. Secondo Young sono proprio gli "Schemi Maladattivi" che si formano nell’infanzia, in seguito alle esperienze negative, all’origine dei "Disturbi di Personalità" o di altre patologie croniche. I "Mode" invece comprendono sia le "emozioni" che le "risposte di Coping", un Mode è dunque un insieme di "Schemi e relative risposte", adattive o maladattive, presenti nell'individuo. Per questo uno degli obiettivi del percorso terapeutico tramite Schema Terapy è "aiutare il paziente a passare da un mode disfunzionale ad uno più funzionale". 4.Quando un Mode è disfunzionale? Quando determinati Schemi o risposte di Coping emergono sotto forma di "emozioni negative" per l’individuo, o "evitamento" o "comportamenti autodistruttivi", allora si è in presenza di Mode disfunzionali. Secondo Young e colleghi nelle persone senza "Disturbi Psicologici" i vari Mode sono integrati in una definita e chiara "Identità Personale" e volontariamente regolati, mentre nei pazienti con "Disturbi di Personalità", in particolare nel "Disturbo Borderline di Personalità", si nota una "tendenza a passare da un Mode all’altro in modo rapido, improvviso e inconsapevole". In un momento sono vittime, poi persecutori, più tardi ancora possono trasformarsi in salvatori. "Manca l’integrazione di questi aspetti", la capacità di prendere le distanze dal Mode che li domina e la capacità di gestirne l’espressione. 5.Cosa prevede il trattamento secondo Schema Therapy? Il trattamento si divide in due fasi: “Assessment e psicoeducazione”, e “Cambiamento”. Nella prima fase il terapeuta si focalizza nell'aiutare il paziente ad identificare gli "Schemi Maladattivi", cercandone le origini. In questo modo il paziente impara anche a familiarizzare con il "Modello degli Schemi" e a riconoscere i propri "Stili di Coping Maladattivi" che contribuiscono al mantenimento di questi Schemi. In questa fase il terapeuta si avvale di molteplici techiche: colloqui, somministrazione di questionari, compiti di automonitoraggio ed "esercizi immaginativi", questi ultimi aiutano il paziente a collegare le esperienze vissute nell'infanzia agli attuali problemi. Terminati questi passaggi, terapeuta e paziente programmano una terapia che includerà l’utilizzo di "strategie cognitive, esperienziali e comportamentali" e si fonderà, come molte terapie, sulla "relazione terapeutica". Alla luce di tutto questo si può riassumere che il trattamento prevede un "intervento trasformativo", sia a livello emotivo che cognitivo e comportamentale. In questo modo il disturbo si indebolisce e si attiva con intensità e frequenza minore. 6.Come funzionano le tre tecniche?
7.Sulla relazione terapeutica. Gli "Schemi", gli "Stili di Coping" e i "Mode" si attivano e si presentano anche nella relazione con il terapeuta. In terapia, infatti, il paziente interiorizza il terapeuta come un "Adulto Funzionale" che contrasta gli Schemi Maladattivi, aiutandolo a vivere in modo più soddisfacente. Due aspetti della "relazione terapeutica" sono particolarmente importanti secondo la Schema Therapy: "l’atteggiamento di confronto empatico" del terapeuta e "l’utilizzo del parziale reparenting".
Attraverso il "Reparenting" e gli "esercizi immaginativi", si crea in seduta una situazione di ritorno al passato che permette al paziente di "ritornare ad essere quel bambino" e rivivere le esperienze che hanno determinato la formazione degli Schemi, ma questa volta in un "contesto protetto e sicuro" dove finalmente può vedere soddisfatti i suoi bisogni, grazie all’intervento del terapeuta nella scena. 8.Il mondo interiore del paziente borderline letto dalla Schema Therapy. Nel Disturbo di Personalità Borderline sono presenti "5 modes predominanti" che interagiscono tra loro in modo distruttivo. Il mondo interiore del paziente si presenta come la scena di un teatro dove entrano in gioco forze della crudeltà, della rabbia, della sottomissione e della indifferenza. I cinque modes attivi sono: il "bambino abbandonato e maltrattato" (a cui sono correlate le intense emozioni negative del paziente borderline); il "bambino arrabbiato e impulsivo" (legato agli scoppi di rabbia del paziente e ai suoi comportamenti impusivi); il "protettore distaccato" (correlato a comportamenti di evitamento emotivo, come la dissociazione, l’abuso di sostanze o il ritiro sociale); il "genitore punitivo" (connesso ai sentimenti di auto-svalutazione e auto-punizione); e "l'adulto sano", quello che deve essere rafforzato in terapia. CONCLUSIONI. Obiettivi ed effetti della Schema Therapy. L'obiettivo principale della Schema Therapy è quello di "aiutare i pazienti a trovare modalità maggiormente adattive e non distruttive" per soddisfare i propri bisogni, rafforzando l'adulto sano grazie "all'interiorizzazione del modello accudente" fornito dal terapeuta. La Schema Therapy aiuta anche a "modificare i comportamenti ed il modo in cui le persone si relazionano" con le figure significative e la modalità con cui si cerca di raggiungere i propri obiettivi di vita. Per domande sull'argomento scrivetemi all'indirizzo [email protected] o usate il modulo qua sotto e riceverete risposte in tempi brevi. |
Anna Rita Mancini
Psicologa e psicoterapeuta a orientamento psicodinamico integrato con tecniche cognitive e tratte dalla Schema Therapy. Esperta in psicodiagnostica, orientamento e formazione. Dal 2007 mi occupo di supporto psicologico e psicoterapeutico per adulti e minori in età scolare, sia in materia di problematiche relazionali, affettive (di coppia, genitori-figli, sociali, ecc.), difficoltà di gestione dei conflitti personali e interpersonali, elaborazione di traumi legati a perdite affettive, educazione e genitorialità a 360 gradi, tema quest'ultimo sul quale ho tenuto corsi di formazione per le scuole pubbliche primarie e secondarie. Da diversi anni, inoltre, offro orientamento e supporto a coppie in fase di separazione e/o bisognose di un accompagnamento psicologico durante il periodo della difficile elaborazione decisionale. Archivi
Febbraio 2023
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