Ognuno di noi ha imparato col tempo ad affrontare lo stress attraverso determinate e personali strategie di fronteggiamento (in inglese: "coping").
Definizione tratta da Wikipedia: In psicologia il termine coping (termine inglese traducibile con "strategia di adattamento") indica l'insieme dei meccanismi psicologici adattativi messi in atto da un individuo per fronteggiare problemi emotivi ed interpersonali, allo scopo di gestire, ridurre o tollerare lo stress ed il conflitto. Le strategie di coping sono "strategie adattive" (cioè costruttive), ovvero strategie volte a ridurre lo stress, al contrario, le strategie che tendono ad aumentare lo stress vengono definite "disadattive". Queste strategie, adattive o meno che siano, rappresentano la nostra tendenza generale ad affrontare lo stress in modo specifico. Cosa succede allora in situazioni di forte stress come quello che stiamo vivendo in questo momento di pandemia globale? Sono tante le preoccupazioni, la malattia, la riduzione o perdita del lavoro, le conseguenze economiche, la realtà che è cambiata per sempre, le preoccupazioni per il futuro dei nostri figli. Tutti questi pensieri attanagliano le persone in un momento in cui si deve fare i conti con l'auto isolamento e la perdita della libertà di poter fare quello che si vuole. Ogni giorno, la conta dei contagiati e delle vittime è elevata e questo porta inevitabilmente allo sconforto. La gente è entrata in paranoia, per cercare di prevenire il contagio non sa più quali pratiche sono eccessive e quali indispensabili, si chiede se sia esagerata o se stia sottovalutando il problema. Inoltre il terrorismo mediatico fa la sua parte, non c'è da meravigliarsi che ci si carichi di ansia. Aggiungiamo a ciò che il prolungarsi del periodo di quarantena sta cominciando a corrodere i nervi anche dei più resistenti. Questa situazione, la pandemia, è sicuramente un evento allarmante da non sottovalutare, ma non è la causa del fatto che molti di noi si sentono “come se stessero vivendo un incubo”. La situazione non è facile da gestire a livello emotivo, molte questioni possono farci sentire impotenti, è normale essere preoccupati per il contagio e le ricadute future, ma l’impotenza non deve essere trasformata in frustrazione e poi in rabbia. Proprio la rabbia è la nemica dell'essere umano, ci fa essere irrazionali, incivili, ci fa mettere in atto comportamenti di cui non sapevamo neanche di essere capaci. Tutta questa rabbia la riversiamo sugli altri, in primis i nostri cari, ci fa diventare sempre più egoisti e accusatori, si cerca il capro espiatorio. Quello che si deve modificare è il nostro modo di vivere e agire di fronte a questo cambiamento che spaventa, questa situazione non dovrebbe renderci isterici ma più vigili. Gli eventi esterni possono innescare reazioni funzionali o disfunzionali, in base al modo in cui riusciamo di fatto a riconoscere e regolare le nostre emozioni. Questo processo si chiama “tenuta psichica”. Alcune persone affrontano lo stress con calma e tranquillità, altre, invece, assumono un comportamento di massima attivazione che le porta ad investire tutte le energie in problemi che tanto non può cambiare. Ciò non fa che aumentare la frustrazione, lo stress e la rabbia. E' in questi momenti dunque che dobbiamo rafforzare le nostre capacità di tenuta, di coping, di resilienza. La resilienza, in psicologia, è definita come “la capacità di resistere, superare e prosperare anche nelle più profonde avversità”. Perché ciò avvenga bisogna avere fiducia nelle proprie risorse, negli altri, ma soprattutto nel futuro, anche quando gli eventi avversi non sono controllabili. Chi è resiliente riesce a spostare l’attenzione dalle preoccupazioni e dai comportamenti disfunzionali (rimuginare, allarmarsi, angosciarsi, ricercare colpevoli, accanirsi, polemizzare…) alla volontà di potenziare le proprie capacità di resistenza e adattamento (essere accomodanti e gentili, disposti verso l'altro, sapere di avere il controllo sul proprio destino, anche se esso ha inferto un colpo devastante, cadere ma rialzarsi, utilizzare quello che la situazione attuale mette a disposizione sfruttandola al meglio). Non posso uscire di casa, mi ingegno per trovare qualcosa che mi tenga comunque impegnato facendomi sentire più sollevato, ad esempio. Come si può allora aumentare l'abilità di resilienza?
Dobbiamo prenderci cura di noi stessi, lavorare sull'accettazione, sul rinforzo della propria autostima, sulle proprie risorse emotive e cognitive. Spesso sento dire dalle persone “ormai alla mia età non cambio” oppure “sono fatto così”, queste sono solo scuse per evitare di migliorarsi. La resilienza richiede un grosso sforzo, ma è l'unico modo per arrivare ad un risultato positivo. Assecondare e fomentare la crisi non migliorerà la situazione e non lo faranno neanche comportamenti aggressivi e lesionistici. Cit. dal film Matrix, il cucchiaio non esiste, piega la mente: “Non cercare di piegare il cucchiaio, è impossibile. Cerca invece di fare l’unica cosa saggia: giungere alla verità! Il cucchiaio non esiste. E allora ti accorgerai che non è il cucchiaio a piegarsi ma sei tu stesso!” |
Anna Rita Mancini
Psicologa e psicoterapeuta a orientamento psicodinamico integrato con tecniche cognitive e tratte dalla Schema Therapy. Esperta in psicodiagnostica, orientamento e formazione. Dal 2007 mi occupo di supporto psicologico e psicoterapeutico per adulti e minori in età scolare, sia in materia di problematiche relazionali, affettive (di coppia, genitori-figli, sociali, ecc.), difficoltà di gestione dei conflitti personali e interpersonali, elaborazione di traumi legati a perdite affettive, educazione e genitorialità a 360 gradi, tema quest'ultimo sul quale ho tenuto corsi di formazione per le scuole pubbliche primarie e secondarie. Da diversi anni, inoltre, offro orientamento e supporto a coppie in fase di separazione e/o bisognose di un accompagnamento psicologico durante il periodo della difficile elaborazione decisionale. Archivi
Febbraio 2023
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